Luigi Ghirri, Atlante, 2000
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LUIGI GHIRRI – ATLANTE

28.01.2000—11.03.2000

A cura di Paolo Costantini e Cristina Busin

Il progetto Atlante di Luigi Ghirri é un saggio di lettura fotografica, di grande valore, realizzato nel 1973 su un atlante geografico, nelle cui pagine illustrate l’autore ha individuato “il luogo nel quale tutti i segni della terra, da quelli naturali a quelli costruiti dall’uomo, sono rappresentati: monti, laghi, piramidi, oceani, cittá, villaggi, stelle, sole”. Il sistema dei segni adottato da un atlante é universalmente accettato e riposa su convenzioni che non ammettono alcun arbitrio interpretativo, ma Ghirri si accosta considerandolo alla stregua di ogni altro oggetto della sua esperienza quotidiana e ritenendosi dunque libero di leggerlo come immagine. Il metodo di ricerca adottato é quello della macro-fotografia, cioé in senso inverso rispetto alla tecnica dell’ingrandimento (blow-up). Ma l’autore non ci da una visione ingrandita dello stesso particolare, egli si sposta come compiendo un viaggio sulla superficie del globo.
Come afferma l’autore stesso al margine del progetto “il solo viaggio possibile sembra essere all’interno dei segni, delle immagini: nella distruzione dell’ esperienza diretta”.

Atlante si pone come ricerca chiave degli Anni Settanta e anticipa la successiva esperienza della fotografia di paesaggio che a partire dai primi Anni Ottanta contraddistinguerá la ricerca di Luigi Ghirri e degli autori che hanno rinnovato la fotografia italiana. Strumento indispensabile per lo studio e la conoscenza della fotografia italiana é un lavoro di grande suggestione, anche la particolare impaginazione e dimensione fisica che l’autore stesso aveva individuato per la sua opera, testimoniata dal menabó conservato dall’Archivio Ghirri. Le 34 fotografie del progetto che si ritiene concluso e ampiamente documentato dal menabó realizzato dall’autore stesso, non sono mai state pubblicate integralmente. Oltre alle fotografie del progetto si aggiungono le immagini che compongono un secondo menabó dal titolo Week End che l’autore aveva individuato come possibile variante e un accurato apparato critico-bibliografico di Laura Gasparini, responsabile della Fototeca della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia.