William E. Jones, still from Tearoom, 1962/2007, 16mm film transferred to video, colour, silent, 56 minutes Courtesy the artist and David Kordansky Gallery, Los Angeles
Mostre

WILLIAM E. JONES

03.09.2009—31.10.2009

A cura di Luigi Fassi

Storia culturale della sessualità, ideologie del potere e strategie di controllo sociale sono i centri tematici della prima personale in un’istituzione europea dell’artista americano William E. Jones (1962, Canton, Ohio, USA, vive e lavora a Los Angeles).
L’opera di William E. Jones percorre le pieghe della storia sociale del Novecento indagando vicende cadute in oblio mediante l’uso di materiali visivi e reperti d’archivio. Film pornografici degli anni Sessanta, footage di ispezione giudiziaria e negativi fotografici dismessi, diventano il materiale grezzo sul quale l’artista esercita un’operazione di scavo interpretativo, sino ad attivare una sorprendente rigenerazione semantica di documenti culturali considerati non rilevanti.

Tearoom (1962/2007), l’opera principale in mostra, è un footage girato nell’estate del 1962 dal dipartimento di polizia di Mansfield in Ohio State, mediante l’ausilio di telecamere nascoste. Il filmato, tecnicamente un objet trouvé ripresentato integralmente dall’artista, mostra lo scambio frenetico di rapporti omosessuali nei bagni pubblici di una piazza della cittadina del midwest americano. Pionieristico esperimento di controllo sociale mediante l’uso della tecnologia, Tearoom racconta le strategie di criminalizzazione dell’omosessualità in America negli anni Sessanta, dipanando una riflessione sull’esercizio repressivo dell’autorità di pari passo ad un ritratto affascinato e nostalgico sulla sessualità omoerotica precedente all’avvento dell’AIDS. Generato con precisi intenti di documentazione ispettiva, Tearoom a quasi cinquant’anni di distanza è un oggetto culturalmente inafferrabile, un’opera carica di mistero nella stratificazione quasi inesauribile dei suoi significati.

Altri lavori in mostra, come Killed (2009) e la serie fotografica Sailors, Pan, Orpheus (Francis Benjamin Johnston and F. Holland Day) (2008), entrambi realizzati con immagini tratte dall’archivio della Library of Congress di Washington, testimoniano l’interesse costante dell’artista per il materiale di archivio, maneggiato come un potente detonatore filosofico alla riscoperta di storie, manipolazioni ideologiche, eventi e interpretazioni possibili.

L’opera di William E. Jones è cosi un viaggio attraverso le dimensioni labirintiche della storia contemporanea, esito di uno sguardo impuro ed acuminato, capace di sfidare le immagini più consolidate e tradizionali della modernità.
Testo Luigi Fassi